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Il mito di Narciso da Ovidio al Novecento

Il mito di Narciso è narrato da Ovidio nel terzo libro delle sue Metamorfosi. È uno dei miti antichi che più hanno avuto successo nella storia. Vediamone insieme la nascita e lo sviluppo.

Nascita del mito di Narciso: Eco e Narciso

Narciso era figlio di Cefiso e della ninfa Liriope. La madre di Narciso, secondo il mito di Narciso raccontanto da Ovidio, quando egli era piccolo interrogò un famoso indovino di nome Tiresia per conoscere il futuro del figlio. In particolare gli chiese se il bambino avrebbe visto la vecchiaia. L’indovino rispose con parole che allora suonarono ambigue: “Soltanto se non conoscerà se stesso”.

Narciso era di una bellezza impressionante. S’innamoravano di lui fanciulle e ragazzi che lui puntualmente sdegnava: non si lasciava amare da nessuno. Un giorno mentre era a caccia di cervi nel bosco, com’era solito fare, incontrò Eco, una ninfa dei boschi.

Eco aveva la particolarità di non poter parlare e rispondere come più preferiva, ma di poter solo pronunciare le ultime parole altrui. La ridusse così Giunone che accusò Eco di aver cercato di distrarla con molte chiacchiere mentre il suo compagno, Giove, il re dell’Olimpo, s’intratteneva con alcune ninfe.

In quel fatale incontro nel bosco anche Eco rimane vittima della bellezza di Narciso. Ma nel mito di Narciso il giovane la rifiuta ed Eco lo insegue con ancor più desiderio. E più lui scappa, più lei gli tiene dietro. Eco però a un certo punto è sfinita, spezzata dal dolore del rifiuto e cominciano a mancarle le forze. Eco comincia a dissolversi nel vento, inizia a perdere peso piano piano fino a che di lei non rimane più nulla a parte la voce.

Successivamente un’altra amante rifiutata da Narciso chiede alla dea della vendetta Nemesi di vendicarsi e di far innamorare il bel giovane di se stesso. La dea acconsente, e così Narciso, specchiandosi in una fonte, diventa vittima del proprio fascino e cerca ovviamente invano di abbracciare la propria immagine riflessa. Narciso si consuma lentamente fino a morire ucciso da questo amore irranggiungibile e ciò che resta di lui è il fiore omonimo: il narciso. Il mito di Narciso è abbastanza drammatico.

Mito di Narciso Eco

Significato del fiore narciso

Il significato del fiore narciso è quindi  strettamente correlato al mito di Narciso raccontato da Ovidio e quindi è quello di un egocentrismo sfrenato. Se avete un amico o un amante che pensa solo a se stesso e crede di essere il migliore in tutto un bel narciso è ciò che fa al caso loro.

Il mito di Narciso nella psicanalisi

Il mito di Narciso interessò presto gli psicanalisti che coniarono la parola “narcisismo” da esso derivato, per indicare un particolare comportamento di alcune persone. Il narcisismo, secondo Sigmund Freud, si configura come l’investimento di energie sessuali unicamente verso se stessi e non verso altri oggetti.

Il narcisismo è considerato, in psichiatria, un disturbo di personalità. I narcisisti sono persone prive di empatia, non sanno riconoscere le emozioni dell’altro che solitamente usano e sfruttano solamente per i propri scopi.

Il mito di Narciso nella pittura

Molti artisti furono affascinati dal mito di Narciso e vollero rappresentarlo nelle loro opere. Tra questi, a fine Seicento, Caravaggio, Michelangelo Merisi, che rappresentò  una scena del mito di Narciso in cui il giovane è intento ad ammirare incantato il suo riflesso. Un altro famoso dipinto è quello del pittore britannico John William Waterhouse col suo “Eco e Narciso” nel 1903. In questo quadro la scena del mito di narciso a cui si ispira è un incontro tra i dui in cui Eco che guarda Narciso e Narciso che guarda se stesso nella fonte. Infine non si può non ricordare il quadro di Dalì “Metamorfosi di Dalì”.

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